Pastiera napoletana: il dolce che profuma di primavera e tradizione

Pubblicato il 1 agosto 2025 alle ore 19:20

La pastiera napoletana è molto più di un semplice dolce: è un rito collettivo, un simbolo della Pasqua partenopea, un equilibrio perfetto tra profumi, storia e famiglia. Preparata con grano, ricotta, uova, canditi e acqua di fiori d’arancio, la pastiera è un dolce che racconta la Napoli antica, dove mito pagano e devozione cristiana si mescolano in ogni fetta.

🏛 Origini tra mito e religione

La leggenda narra che la sirena Partenope, una delle tre sirene che cercarono di ammaliare Ulisse, allietava l’intera città di Neapolis con i suoi canti d’amore trasmettendo affetto e gioia di vivere. Per ringraziarla del gradevole canto che avevano la possibilità di udire, i napoletani decisero di donarle quanto di più pregiato possedevano ovvero sette ingredienti ritenuti sacri (farina, ricotta, grano tenero, uova, acqua di fiori di arancio, zucchero e svariate spezie) perché simboleggiavano la ricchezza, l'abbondanza, la dolcezza e il profumo della terra. La sirena, contenta di aver ricevuto i doni, decise di mescolare gli ingredienti e così nacque la pastiera. Le sette strisce sulla pastiera più che una regola culinaria, stanno ad indicare proprio quei doni ricevuti. 

Storicamente, invece, si pensa che la pastiera abbia origini nei conventi, in particolare nel convento di San Gregorio Armeno, dove le suore la preparavano per le famiglie nobili durante la Settimana Santa.

Di certo è che il dolce viene preparato ogni anno durante il Giovedì Santo e mangiato il sabato precedente alla domenica della Resurrezione. 

Ma quali sono gli ingredienti e come prepararla?

🧑‍🍳 Ricetta tradizionale della Pastiera Napoletana

(Per una teglia da 26-28 cm – 10/12 porzioni)

Ingredienti:

Per la frolla:
• 500 g di farina 00
• 200 g di zucchero
• 200 g di burro
• 2 uova + 1 tuorlo
• scorza grattugiata di 1 limone
• un pizzico di sale

Per il ripieno:
• 580 g di ricotta di pecora o mista
• 500 g di grano cotto
• 250 ml di latte
• 350 g di zucchero
• 5 uova intere + 2 tuorli
• 2 cucchiai di acqua di fiori d’arancio
• 1 bustina di vanillina o estratto naturale
• 70 g di arancia candita
• 70 g di cedro candito
• scorza grattugiata di 1 limone e 1 arancia
• 1 noce di burro

🥣 Procedimento:

1. Cuocere il grano
• In una pentola, unisci grano, latte, burro e scorza di limone.
• Cuoci a fuoco basso per circa 20-30 minuti, fino a ottenere una crema densa. Lascia raffreddare.

2. Preparare la frolla
• Impasta farina, zucchero, burro, uova, scorza di limone e un pizzico di sale.
• Forma un panetto, avvolgilo nella pellicola e lascia riposare in frigo per almeno 1 ora.

3. Preparare il ripieno
• Passa al setaccio o frulla la ricotta, unisci lo zucchero, poi le uova, uno alla volta.
• Aggiungi il grano cotto, i canditi a cubetti, gli aromi (fiori d’arancio, vaniglia, scorze grattugiate).
• Mescola bene fino a ottenere un composto fluido ma corposo.

4. Assemblare
• Stendi la frolla e fodera la teglia precedentemente imburrata.
• Versa il ripieno.
• Con la frolla avanzata, crea le classiche strisce incrociate a rombo (non a griglia fitta!).

5. Cottura
• In forno statico a 160–170°C per circa 80–90 minuti.
• Deve risultare ben dorata, mai troppo secca. Lasciala raffreddare nel forno spento con lo sportello socchiuso.

6. Riposo
• Aspetta almeno 1 giorno prima di gustarla: è più buona dopo 24 ore, quando sapori e profumi si fondono.

🌸 Curiosità
• Non si prepara mai il giorno stesso: una vera pastiera ha bisogno di “maturare”!
• Ogni famiglia ha la sua variante: con o senza crema pasticcera, con cannella, senza canditi…
• A Napoli si dice: “’A pastiera nun se regala: se divide”.

📍 Dove assaggiarla a Napoli?

Se non vuoi prepararla, prova queste storiche pasticcerie:
• Scaturchio (Piazza San Domenico Maggiore)
• Attanasio (vicino Stazione Centrale)
• Carraturo (Porta Nolana)

📝 Conclusione

La pastiera non è un semplice dessert. È la Napoli dolce, profumata, rituale, fatta di mani pazienti, gesti antichi e storie che si tramandano. In ogni fetta c’è il sole, la festa e la memoria.

Assaggiarla è come mordere un pezzo di primavera

 

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