. I Quartieri Spagnoli: la resistenza della tradizione

Pubblicato il 4 agosto 2025 alle ore 16:09

Nel dedalo fitto dei Quartieri Spagnoli, ogni portone racconta un pezzo di vita. Qui, tra le edicole, i panni stesi al sole e le voci che rimbalzano da un balcone all’altro, le famiglie vivono da generazioni fianco a fianco, in una rete di relazioni che sa di appartenenza e solidarietà.

La signora Concetta, 84 anni, racconta con orgoglio: “Qua nessuno si sente solo. Quando mi è mancato mio marito, il vicolo intero ha cucinato per me.”

È questa Napoli che resiste, dove l’identità non si svende e dove la cultura popolare – dai bassi alla musica neomelodica – si fa racconto collettivo.

 La storia ce la portiamo nei piedi

“Vedi questi sanpietrini? Li hanno messi gli spagnoli quando il viceré Pedro de Toledo comandava Napoli. Qua doveva starci l’esercito, ma poi ci siamo rimasti noi, il popolo.”

A parlare è Gennaro, 67 anni, sarto in pensione, seduto all’ingresso del suo basso con la porta spalancata sulla strada. Su una parete ha ancora il vecchio manichino da donna, ricoperto di spille.

“Qua non ci stanno le chiavi. La gente passa, saluta, entra. Ce la portiamo nei piedi, la storia. Cammini e inciampi nella memoria.”

Tra arte e superstizione

Sotto un arco, una porta svela una bottega d’artigiano: Antonio, 32 anni, scolpisce corni rossi e pastori. “Qua ci credono ancora al malocchio. Ma la vera magia è un’altra: restare. Resistere. Trasformare la fatica in bellezza.”

Il suo laboratorio è pieno di piccoli Pulcinella: ridono, piangono, tengono il cuore in mano. Come chi abita qui.

 La scuola che cresce nel cuore del quartiere

Camminando ancora, si arriva davanti a FOQUS, la Fondazione che ha trasformato un ex convento in scuola, biblioteca, incubatore di idee.

All’interno, Ilaria, 17 anni, racconta la sua scelta: “Volevo andare via da Napoli. Poi ho capito che qui c’è spazio per cambiare. Non tutti se ne devono andare. Qualcuno deve restare a costruire.”

I Quartieri Spagnoli non sono solo cronaca nera. Sono storia, arte, Napoli che non si vergogna di essere Napoli.” E mentre le tapparelle si abbassano, i vicoli si stringono in un abbraccio fatto di luci fioche, voci lontane e il profumo di una città che — tra mille contraddizioni — non ha mai smesso di essere viva.

 

 

*Le informazioni e gli articoli sono realizzati con il supporto dei sistemi di intelligenza artificiale open source. I contenuti sono stati verificati e adattati dalla redazione di Nàvoce in conformità alle normative europee sull’uso dell’IA.